FESTIVAL DEL PAESAGGIO ANACAPRI
a cura di Gianluca Riccio e Arianna Rosica
Area Archeologica di Pompei
14 ottobre – 30 novembre 2021
Il Parco Archeologico di Pompei è lieto di annunciare la presentazione, giovedì 14 ottobre 2021 (Anteprima stampa alle ore 12.00) della mostra personale Metropoli Latina di Andrea Branzi, una delle più importanti figure del design e dell’architettura italiane dagli anni sessanta ad oggi. La mostra – su progetto ideato dallo Studio Andrea Branzi e prodotta grazie al supporto di Friedman Benda Gallery, New York – è presentata nell’ambito del programma Pompeii Commitment. Materie archeologiche, in collaborazione con il Festival del Paesaggio, ed è a cura di Gianluca Riccio e Arianna Rosica con lo Studio Andrea Branzi.
A partire dalla riflessione condotta dall’architetto e designer fiorentino sulla “metropoli latina”, ripensata da Branzi in quanto tessuto vivo di ambienti domestici e privati piuttosto che come spazio-tempo teorico costruito sulle rovine di un passato monumentale, la mostra, in un percorso che intreccia mezzi espressivi differenti (un’opera-pannello, modelli architettonici e installazioni sonore), esplora la domus pompeiana quale deposito di un’arte insieme classica e tragica, svelando il volto di una Pompei rimasta intatta nella sua dimensione intima e, per questo, così inquietantemente moderna. Scrive Branzi stesso:
Pompei come luogo dei morti ma anche dei viventi, dei poeti, del mare e del vulcano, della politica e dell’eterno commercio…
Lontano dalla Roma dei monumenti, Pompei ci lascia cicatrici silenziose, profonde come le strade di pietra o leggere come tratturi…
Esposte al sole accecante e alla fresca penombra delle case, dove gli Dei sono confusi con gli schiavi e l’arte povera con l’arte ricca, i capolavori e le galline ruspanti…
Questa è la Pompei che più ci fa paura, perché troppo ci somiglia…
Nelle ville la luce opaca delle stanze penetra a fatica attraverso le piccole lastre di alabastro, illuminate da poche lucerne che ci permettono di scoprire i miti misteriosi e i volti degli antichi latini…
Essi infatti parlano in latino, e recitano le poesie di Catullo.
Gli ambienti della Casa del Triclinio all’aperto, che ospitano l’intero percorso espositivo, emergono attraverso la presenza delle opere e degli interventi di Branzi come uno scenario di narrazioni sospese e imperscrutabili e di paesaggi onirici: frammenti di un mondo ai nostri occhi e alle nostre orecchie tanto imprevisto quanto affascinante. Cinque maquette della serie Metropoli latina (2018), accompagnate dalla presenza di un’opera-pannello – Wall 6, appositamente realizzata per la mostra – articolano il percorso espositivo negli spazi interni della Casa evidenziando, con la loro muta presenza avvolta dalla penombra degli ambienti, la connessione tra la sfera culturalmente più alta della domus pompeiana, legata al culto degli Dei, con la natura rustica dell’habitat domestico latino. Ad accompagnare il percorso dei visitatori interviene anche un’installazione sonora, anch’essa prodotta in occasione della mostra, che emerge dagli ambienti della Casa riproducendo il suono di una voce (quella dell’attore Alessandro Preziosi) che recita una selezione di brani tratti dai Carmi di Catullo, mentre nel giardino della casa sono riprodotti suoni legati al mondo agreste e contadino. Gli spazi interni e quelli esterni della Casa, segnati dalla presenza di un ampio vigneto, così come la memoria del loro passato e l’esperienza del loro presente rivivono in una reciproca connessione spaziale e compenetrazione temporale, in un coinvolgimento pluri-sensoriale e multi-specie che, attivandosi, impregna di sé e prende quasi di sorpresa la quotidianità stessa dell’area archeologica.
L’artista
Nella sua ricerca Andrea Branzi (Firenze, 1938. Vive e lavora a Milano) articola fra loro progetti di architettura, urbanistica, design d’interni e industriale, operando sul discrimine sottile con le arti visive – dal disegno alla fotografia all’installazione – intrecciando i progetti realizzati con l’insegnamento universitario e un’estesa produzione teorica. Critico nei confronti dell’autoreferenzialità del movimento moderno – a causa della quale la storia del “progetto” si sarebbe separata dalla storia del “reale” – Branzi accoglie nella sua progettualità tutta la vitalità creativa e trasformativa della città contemporanea. Da cui emerge anche il concetto di No-Stop City, 1969, (a cui Branzi dedica nel 2006 la pubblicazione No-Stop City: Archizoom Associati): una comunità definita non dall’autorità e stabilità delle sue architetture ma dalla mobilità dei suoi abitanti e dalla porosità dei loro interessi e scambi, rispetto ai quali si definisce una pratica del costruire consapevole ma non assertiva, anzi auto-dubitativa. Consapevole che “il nostro secolo non garantisce alcun lieto fine”, Branzi risponde alla crisi della modernità globalizzata e post-capitalista ponendosi in una posizione produttivamente critica: “Siamo passati da una civiltà architettonica che identificava nell’atto costruttivo il valore storico, ad una civiltà merceologica caratterizzata dai flussi di merci, informazioni e servizi, per loro natura realtà senza territorio, diffuse, trasferibili… Non c’è più la rigidità e la fondatezza dell’architettura”. Da queste premesse scaturiscono progetti che, facendo della reversibilità il loro principio costruttivo, affermano il limite di un pensiero solo teorico e il potere creativo della realtà, riconosciuta da Branzi nel suo intreccio multi-specie, nel suo in-divenire, nelle sue irriducibili e per questo fondative, pur se paradossalmente, contraddizioni. Branzi “devia” e “divaga”, come lui stesso ammette anche nell’intervista pubblicata per il progetto Pompeii Commitment, Materie archeologiche, ma proprio del deviare, del divagare, del percorrere traiettorie alternative a quelle abituali, ha fatto un elemento strutturale del suo operare.
Laureatosi all’Università degli Studi di Firenze nel 1967, dal 1964 al 1974 Branzi è fra i fondatori e soci (con Paolo Doganello, Gilberto Corretti e Massimo Morozzi) del collettivo Archizoom, uno dei gruppi protagonisti delle ricerche afferenti all’Architettura Radicale italiana. Membro dello Studio Alchimia, fondato nel 1976, dal 1981 Branzi partecipa anche all’esperienza del gruppo Memphis. Nel 1982 apre il proprio Studio e nel 1983 è fra i fondatori della prima scuola internazionale di specializzazione in design industriale, management e moda, la Domus Academy di Milano. Già Professore Ordinario e Presidente del Corso di Studi in Design degli Interni alla Facoltà di Design del Politecnico di Milano, e collaboratore delle più autorevoli riviste di settore, come “Casabella”, “Domus”, Interni”, “MODO”, Branzi è autore di numerose pubblicazioni, fra cui La casa calda. Esperienze del nuovo design italiano (1984), Domestic Animals: The Neoprimitive Style (1987), Learning from Milan. Design and the Second Modernity (1988), Weak and Diffuse Modernity: The World of Projects at the Beginning of the 21st Century (2006) e Introduzione al design italiano. Una modernità incompleta (2008). Suoi progetti sono stati realizzati da aziende quali Alessi, Cassina, Qeebo, Vitra e Zanotta, mentre sue opere e progetti sono conservati nelle collezioni di numerosi musei, fra cui: Centre Georges Pompidou, Parigi; CSAC-Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma; Denver Museum of Art, Denver; Design Museum, Gent; Fondation Cartier pour l’Art Contemporain, Parigi; FRAC-Fonds Régional d’Art Contemporain, Orleans; Groninger Museum, Groningen; Israel Museum, Gerusalemme; MAK-Museum für angewandte Kunst, Vienna; MoMA-Museum of Modern Art, e Brooklyn Museum, New York; Musée Des Arts Décoratifs, Parigi; Musée des Beaux-Arts, Montreal; Museum of Fine Arts, Houston; Victoria & Albert Museum, Londra; Vitra Design Museum, Weil-am-Rhein. Tra i numerosi premi che gli sono stati riconosciuti riceve per tre volte il Premio Compasso d’Oro, di cui uno alla Carriera nel 1994, nel 2008 (lo stesso anno in cui è stato nominato Membro Onorario del Royal Design for Industry di Londra) riceve la Laurea Honoris Causa in Disegno Industriale della Facoltà di Architettura, Università degli Studi di Roma La Sapienza e, nel 2018, il The Rolf Schock Prize della Royal Academy of Fine Arts di Stoccolma (biografia tratta dal portale www.pompeiicommitmnent.org).
ph. Niccolò Vignali